Parlare
dei New Hyronja è al tempo stesso facile e
difficile. Soprattutto perchè se alle prime è un gruppo
che, al pari dei suoi colleghi, può venire liquidato con la classica
frase "va beh fanno poi del demenziale eh!", in verità
si presenta come una situazione decisamente più complessa.
Complessa poichè in continuo divenire ed, a mio modesto avviso,
non ancora con le idee (od il coraggio) chiare.
New Hyronja, è bene ricordarlo, sono stati
il rock demenziale a Bologna per il periodo di vuoto intercorso tra la
fine dei vecchi Skiantos e la rinascita
del genere ad opera di Atroci, Orchestra Bazza the Norzs, Gem
Boy, Big Anal ed, ovviamente, New Hyronja.
Si parla del periodo tra la fine degli anni 80 e tutti gli anni 90.
In questo periodo chi voleva andare in un locale (più spesso una
situazione autogestita piuttosto che un festival di gruppi di base) e
ridere, stupirsi, avere qualcosa da raccontare in giro, ebbene non doveva
fare altro che attendere di vedere la scritta New Hyronja
in un volantino autopodotto attaccato ad un muro.
La prima volta che sono entrato in contatto con questo nome è stato
attraverso un amico, Paolo, un insospettabile che non ascoltava praticamente
musica ma che, come tanti coetanei, si era fatto trascinare da una cassetta
di un gruppo che aveva la sconsideratezza di dire (ai tempi della Pantera,
dell'Isola, della Fabbrika, della rigorosissima Vereda) cose tipo "poni
il pene sul pane Ugo!", "Vespasiano,
vespasiano". Che aveva un chitarrista (l'inossidabile Claudio
Severi), che nulla aveva, probabilmente, a che vedere col genere umano.
Che era circondato da una fauna veramente assortita di personaggi collaterali
quali Il Meganoide,
Gianni Pinardi
l'uomo calendario, Il rain man Bolognese Fausto Bigi ed altri ancora.
Soprattutto al tempo i New Hyronja avevano mutuato
dalla mitica Bologna la Rock
Skiantosiana, una attitudine alla teatralità che, più o
meno consapevolemente, ha influenzato un po' tutti i gruppi che sono venuti
in seguito (e lo dice il cantante di uno di questi gruppi).
Loro, unici tra i gruppi dell'epoca, avevano capito che lo spettacolo
non poteva limitarsi al semplice suonare (si cantava ancora in inglese
a Bologna) ma che anzi era negli spazi tra una canzone e l'altra, nelle
pause suonate ma non cantate, che si doveva dare qualcosa di diverso,
di più.
Ed allora sanitari sul palco, tonno sulla testa, copricapi a forma di
gallina, costumi, un
personaggio col volto allucinato che indossando un largo foglio stile
Sandwitch pubblicitario andava in giro per il pubblico a farsi scrivere
messaggi letti puntualmente dal cantante Maso con
tanto di commenti: era Il Fax Umano,
una delle tante comparsate ed idee geniali dei New Hyronja.
Assolutamente mitiche, epocali le pietose imitazioni dei portici di Bologna
di Claudio Severi (non lo avete visto in faccia,
non potete capire), le interrogazioni di storia, poesia, geografia cui
il crudele ed argutissimo Maso sottoponeva il malcapitato
chitarrista, le folli improvvisazioni teatrali di Miro.
E le canzoni:certo suonate in modo approssimativo, sicuramente incerte
ma spumeggianti e freschissime. Non si trattava di gente che suonava con
scarsa perizia e quindi il risultato era buffo (è qui il genio),
si trattava di gente che rendeva una propria mancanza tecnica, una dote.
Creavano una commedia dell'errore, dell'assurdo che davvero aveva tantissimo
da trasmettere, tanto che di recente mi sono imbattuto in un altro insospettabile
il quale mi ha confessato di avere fatto, al tempo, più di una
cover dei New Hyronja.
Il
loro era un rifacimento di canzoni alternative famose con testi mutati,
desacralizzati.
Dove un alternativo anglo sassone parlava di disperazione e rabbia, Maso
scriveva di Dante Alighieri a Bologna
il quale "nel mezzo del cammin di sua vita si trovò ai
Giardini Margherita".
Poteva sembrare una sciocchezza ma con l'arma di una ironia deviante e
sempre consapevole New Hyronja di fatto
ridicolizzava l'eccessivo impegno vuoto e stereotipato, una serietà
di maniera che già da tempo aveva stancato un po' tutti e non trasmetteva
nulla.
Dove proliferava l'idea di ripercorrere le soluzioni, la lingua e le ambientazioni
anglo sassoni, spocchiose, tristi, ormai sempre più fini a sè
stesse ma idolatrate dalla critica passiva (della gente prima che dei
media), i New Hyronja producevano inedita
ambientazioni locali, parlavano di situazioni tanto piccole, inutili,
futili che risultavano esilaranti.
Esilaranti soprattutto per la indiscussa capacità di Maso
di suscitare divertimento anche solo quando parlava di una lista della
spesa.
La fase successiva, se ha perso forse un po' di smalto scenico (forse
anche giustamente) ha guadagnato in termini di canzoni.
É il periodo dove i New Hyronja
scoprono i Pixies, è il
periodo di veri e propri capolavori (purtroppo mai usciti in CD) quali
Guidando di Notte, Vorrei
Vivere a Budrio (fantastico il video) ed il mio pezzo in assoluto preferito:
la immensa Amo i Pooh.
É il epriodo che precede di pochi anni la prima uscita discografica
del gruppo, quello di un concerto alla Skandellara dove tra le prime file,
infervorato, esaltato, trovavi lo scrittore Brizzi
con gli occhi spalancati di divertimento ed ironica ammirazione per gli
Hyronja.
Poi la formazione muta.
A Maso ed a Makkia si
aggiungono Michele il Genio (Genio perchè
si era imparato dieci pezzi in una seettimana!!!!!), il chitarrista Van
Basten probabilmente venuto da un altro pianeta, il batterista Simone
(poi sostituito dal "Metronomo").
Un gruppo veramente ben assortito!!!
Si sente dannatamente la mancanza di un Severi,
ma i tempi cambiano, Severiè cambiato....forse.
La formazione approda al disco uscito in split con i Norzs: Grand
Hotel, il primo disco vero.
Gli Hyronja abbandonano le cover, nascono dei grandissimi
pezzi quali la epocale Pacciani
è un brav'uomo, X
Files (Ufo a Casalecchio), Drughè,
Grazie Cesare,
pezzo forse debole ma dove svetta un Baudio (ex Fuori Zona) d'eccezione.
C'è nei vecchi fans il rammarico di non poter beneficiare di una
registrazione di qualità dei grandi classici, quante volte, ad
esempio con il Pavone dei Votiva Lux
ho parlato di finanziare congiuntamente un the Best of...dei New
Hyronja.
L'aria però appare cambiata.
L'impressione generale comincia ad essere quella di una sorta di amichevole
spaccatura all'interno degli Hyronja.
Tra chi farebbe più spettacolo e chi vuole fare più musica.
Prevarranno i secondi.
A Bologna il demenziale intanto rinasce e, sul modello del gruppo di Maso,
riversa sui palchi locali quantità di organizzatissimi costumi,
scenografie, video interattivi, comparsate, ospiti e quant'altro.
Ma proprio nel momento della consacrazione New
Hyronja ha da tempo abbandonato la teatralità, di fatto
comincia ad abbandonare il concetto (qualsiasi cosa esso voglia dire)
di Rock Demenziale.
Nondimeno appartiene ad una scena, beneficia delle situazioni comuni di
autorappresentazione (Festival come il Nano
Bagonghi, l'essere di spalla a Freak
Antoni etc. etc.) eppure questa scena comincia a stargli strettissima.
Problema: per tutti i New Hyronja ha da
tempo abbandonato la teatralità, di fatto comincia ad abbandonare
il concetto sono un gruppo demenziale, anche chi li conosce bene (il sottoscritto)
fatica a non rimpiangere il vecchio corso e si pone interrogativi sulla
validità del nuovo.
I pezzi migliorano, si fanno più complessi, più vari e ricchi
di riferimenti, la
registrazione del nuovo disco Corpi Estranei è
sempre più professionale, e non mancano episodi che non si possono
non definire validissimi, intelligenti, divertenti. Musica e testo di
Tamagotchi ad esempio: brioso,
potente, buffissimo l'episodio di Vodka.
Bitume vede una parodia intelligentissima
dei severi CSI ma il resto (come in Grand
Hotel) non presenta una quantità di vette sufficiente da fare
stare un ascoltatore attaccato al suo Hi Fi. come invece accdeva con i
vecchi, infinitamente più incerti episodi.
Si manifesta una tendenza che diventa metodo per New
Hyronja: quella che vede per ogni disco uno o due pezzi veramente
validi, ed il resto decisamente più debole. La musica fa il verso
(ma lo fa veramente?) all'alternative di moda al momento, ed i testi,
pur rivelando il talento di Maso, sembrano sempre
più chiusi ed indisponibili nei confronti del pubblico.
Di fatto New Hyronja non vuole più
essere un gruppo demenziale ma, forse, trova comodo continuare a beneficiare
di certi privilegi della (traballante) scena demenziale.
In questo contesto nasce l'ultimo (per ora) episodio targato New
Hyronja: Le
Nuove Mirabolanti Avventure di Sigfrido Castrovalva.
Questo disco vede i ragazzi suonare al meglio delle loro possibilità,
i pezzi sono forse più vendibili ed infinitamente meglio registrati
(bellissime le chitarre) ma di episodi veramente significativi (in un
ottica demenziale e forse non solo) non ce ne sono più di due:
Ze Riflecs è un pezzo bellissimo, divertente
ma con una sua profondità che prima negli altri episodi (anche
i più epocali) non c'era stata.
Sicuramente un gande passo avanti, e forse anche un suggerimento sulla
direzione da intraprendere. Una canzone alla Massimo
Volume, con una bellissima trama chitarristica ed un testo che, tra
le ironie varie, parla di una città, quella dei bolognesi di vecchia
data, che non capisce il nuovo corso degli eventi e nemmeno si mostra
tanto adatta ad affrontarli . Una città sempre meno Bologna, sempre,
tristemente, più Italia e sempre più vittima della banalità
e dell'individualismo "esiste un uomo
sul ponte di via Libia che ha bisogno di aiuto/ma io ho deciso di non
aiutarlo/non ci sono più le mezze stagioni".
Bella anche Bologna 2000 capitale europea
della cultura, città vista dagli Hyronja
come sempre più tronfia in alto e scroccona o fintamente povera
in basso.
Il resto però non colpisce.
Risulta troppo ermetico forse.
Si nota una distanza tra la volontà di dire cose importanti, una
sorta di snobbismo intellettuale di Maso che sfocia
in un ermetismo a volte un po' gratuito ed un retaggio demenziale dal
quale il gruppo (non solo per colpa sua) fatica a liberarsi.
Soprattutto si assiste al fatto che se la vecchia struttura New
Hyronja aveva trovato una formula per suscitare divertimento ed
emozione, oggi ancora deve
parecchio lavorare nel trovare una formula per fare riflettere.
Difficilmente (considerando come sono visti i New
Hyronja) si potrà prendere in tutte
le direzioni.
Talvolta il non abbandonare totalmente la scena demenziale sembra quasi
una sorta di difesa per evitare compiutamente il confronto con le realtà
"serie".
Di certo, di tutta questa esperienza resterà l'indiscusso talento
di Maso con le parole, il suo senso critico, la
sua arguzia che, magari, passerà dal supporto digitale della canzone
alla carta stampata.
Sarei davvero curioso di leggere qualcosa di più esteso ed organico
di Masotti.
Il percorso intanto continua, la ricerca continua.
Gli Hyronja erano a loro modo incompresi 15 anni
fa e forse lo stesso sta accadendo adesso.
Se so delineare una tipologia di fan di allora, fatico ad immaginare
a quale mercato potrebbero aspirare i New Hyronja
oggi.
Ma il mio è il giudizio limitato e limitante di un vecchio fan
che ancora, nonostante tutto, attende il the best of....anzi il Ze best
of.
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