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Francesca Mazzucato – BOOKS AND OTHER SORROWS

Il Codice Bologna è il nuovo libro di Danilo “Maso” Masotti, indimenticato autore di “Umarells” (Pendragon,2007) e creatore di alcuni blog di culto.

E’, come lo chiama Enrico Brizzi nella prefazione “quel che si dice un agitatore” e anche un ” felsinologo di rango”.  E’ tante cose. Difficile definire Masotti, perché non resta fermo dove vorresti bollarlo, ingabbiarlo con targhette o post it. E’ sempre un po’ più avanti, oppure obliquo, di lato, a testa in giù, o chissà.  Anche il suo punto di vista sulle cose non è mai quello che ti aspetteresti. Io l’ho definito, in un’occasione, un “sociologo delle mutazioni”, e mai come in questo libro, quella definizione può forse, lontanamente, avvicinarsi: di Bologna riesce a raccontare com’era, com’è stata tanto a lungo, com’è ora ( quanto ci piace e quanto non ci piace)  e come sta cambiando. Lo fa con una grazia che percorre ogni pagina. Per questo “Il Codice Bologna” è una guida e molto di più.

Un omaggio alla città, una fotografia ora nostalgica, ora disincantata, ora acutissima, ora personale, ora pirotecnica, di cosa significa Bologna. Cosa significa viverci, sceglierla, rimpiangerla, odiarla, sfuggirla, rincorrerla,   chi sono i bolognesi nel 2009, chi erano i bolognesi che tutti noi ricordiamo ( esilaranti i ritratti di alcune figure che come tutti conosco, la vecchina con i fiori Liroi, L’umarein con il megafono) e come sono le tipologie dei cittadini. Come  si possono sommariamente catalogare alcuni tipi di bolognesi particolarmente rappresentativi. Ho scoperto ad esempio, leggendo, che mio padre,  corrisponde alla perfezione al ritratto del “gerontozanaro”( però di sinistra) e alcuni amici di mia madre sono  “gerontozanari”identici a quelli che racconta Maso e che illustra splendidamente Mauro Daviddi.

E c’è altro, è un libro ricco, sembra uno slideshow che propone istantanee perfettamente messe a fuoco. Ci sono i fuorisede, gli aristofric, i lavoratori precari ( quelli che fanno cose, vedono gente, si danno da fare, hanno sempre fra le mani la grande occasione e molto, molto spesso la perdono), ci sono i bottegai ( pag 88, capitolo strepitoso nella sua leggerezza e delicata ironia), quasi tutti. Lo aspettavo, sapevo che l’uscita era imminente. Poteva deludere, rispetto a Umarells, ma non è successo, anzi.

E’ un libro molto bello, che mi ha fatto ridere e a volte commuovere. Che mi ha fatto sentire vicina a molte cose ( i modi di dire, il classico “dammi il tiro” che nessuno da fuori capisce, “altro” quando non si vuole comperare più niente, frase sibillina che pare un gergo oscuro e carbonaro a chi penserebbe di dire parole più sintatticamente adeguate, come “basta così, grazie”), un libro che mi ha fatto ricordare il passato -io e Maso siamo quasi coetanei-  e scorrere il presente mostrandomelo diverso e prismatico.  Non è solo una simpatica lettura estiva, da regalare a bolognesi e no, da portare a far vedere agli amici della compagnia per leggerne pagine ad alta voce.

Maso sa fare una cosa che moltissimi non sanno più fare. Sa guardare nelle intersezioni, nei punti che per tanti sono  invisibili, negli angoli, nei crocevia, agli svincoli, nelle sagre, nei bar, in tutti quei luoghi neutri, o bislacchi dove pochi fissano lo sguardo. Dove pochi si soffermano per più di un secondo.  Lui lo fa, “guarda” sul serio e coglie le mutazioni di una città che sta evolvendosi, stratificandosi, mutando  il volto. Ce la descrive, ci accenna possibili scenari e ci suggerisce come fare ad affrontarli con cosapevolezza, con rispetto, con divertimento e magari con curiosità non giudicante, che non guasta. Questo rende  Il Codice Bologna, così come Umarells, un libro destinato a restare, ad essere, presumo, aggiornato nel corso del tempo ( c’è una maggiore concentrazione sulle figure maschili che su quelle femminili, ma è un peccato  veniale),  un libro destinato ad acompagnare chi lo legge e che vive o semplicemente ama Bologna  in questo periodo di transizione . Ne abbiamo bisogno, serve il pensiero lucido del “sociologo -agitatore” Masotti.  Serve chi utilizza gli stereotipi, li manipola, li plasma, li ribalta e ne mostra le incongruenze sotto forma narrativa, passando dal minimo al grande, dal grande al particolare. Riportando antichi sapori di un tempo che possiamo rimpiangere ma non esiste e parole d’ordine vecchissime e ancora in uso che ci fanno sentire parte di questa strana fratellanza che sa far nascere Masotti, attorno al suo lavoro creativo.

Il Codice si legge in due ore e poi si rilegge quasi subito. Non so perché ma si fa, davvero.  Non lasciatevelo sfuggire.

Copiato e incollato da: http://scritture.blog.kataweb.it/francescamazzucato/2009/08/08/il-codice-bologna/

3 Commenti a “Francesca Mazzucato – BOOKS AND OTHER SORROWS”

  • maria cristina levratti:

    Ciao, Francesca! Ci siamo conosciute alla presentazione del tuo libro alla presentazione di Eliselle. Mi sono “mangiata” ogni parola che hai scritto, sperando che per osmosi possa anch’io imparare qualcosa. Continua a regalrci frammenti di vita quotidiana che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi, ma che non vediamo: solo così possiamo crescere.
    Sei forte e ne sai davvero a pacchi!
    baci xxxxxxxxxxxxx
    Cri

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