L'OMINO DEI BOTTONI

Fatur L'OMINO DEI BOTTONI
Cristiano Merini (Stress) ci stupisce con un interessante racconto.

FUORILEGGE FUORISEDE

Bolognesi di adozione, bolognese di adozione... tremate!!!
Un pazzo si sta aggirando per Bologna uccidendo esclusivamente dei "fuorisede".

Leggete la nostra scheda.

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Fior Fioroni di esperti valuteranno se č il caso o no di pubblicare anche le vostre cazzate.
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Mazza e Cavallo a tavola

BOLOGNA LA GRASSA L'HA FATTA GROSSA
di Damiano Cavalieri

Le sirene ululavano, nella notte del venti agosto 2015.
Decine d'ambulanze stavano accorrendo al ristorante "Non solo ragù", in pieno centro storico.
Una comitiva di centoquarantasette giapponesi, usciti per sbaglio al casello di Bologna mentre, da Firenze, stavano recandosi a Venezia, agonizzavano, stesi sui tavoli, dopo aver assaltato un piatto di tortellini (debitamente fotografato prima).
Sul posto erano già accorse le forze dell'ordine, sul pasto invece stavano vomitando alcuni dei centoquarantasette giapponesi.
La scientifica aveva prelevato da un piatto un campione di tortellino (una bestia di quattro etti), per analizzarlo.
Era chiaro, in ogni caso, che si trattava d'avvelenamento!!
La grassa Bologna, così famosa per la bontà della sua cucina, non poteva aver commesso un fatto del genere! Torri, tortellini e terrore alimentare!
Il tenente italoamericano Jack Piccione, in forza chiaramente al commissariato di Piazza Maggiore, era già partito a spron battuto con le indagini, senza sapere esattamente cos'era uno spron ma sapendo che le indagini si preannunciavano difficilissime.
Il console giapponese a Bologna, accorso sul posto in fretta e a cavallo di Furia e senza aver avuto il tempo di togliersi il kimono da notte, sbraitò "è un complotto, questo è un complotto!"
Un classico vecchietto col cappello, appena uscito dal bar Osello, commentò ad alta voce "Tanto, sono un miliardo, qualcuno più, qualcuno meno…"
Un laureando in geografia, che passava di lì per caso, puntualizzò "Guardi che sono i cinesi un miliardo, non i giapponesi!"
"Sempre gialli sono!" gli rispose prontamente e cinicamente il vecchietto.
"Beh, allora, se vogliamo generalizzare, noi siamo come i francesi, gli americani come i canadesi, i messicani come quelli della California" ribattè il laureando.
Il medico legale (arrivato stranamente un'ora prima), accorso per constatare il decesso, fu preso a male parole dall'unico giapponese vegetariano, che si era salvato mangiando un'insalata alla soia boia (qualche dolore l'accusava anche lui).
"I peruviani sono come i cileni, gli argentini come i brasiliani" continuava imperterrito il laureando, dando sfoggio della sua sapienza, senza sapere cos'era lo sfoggio.
Le ambulanze caricarono velocemente i giapponesi e ripartirono a sirene spiegate e a ruote piegate verso l'ospedale Maggiore.
"I marocchini come i tunisini, gli algerini come gli egiziani" proseguiva instancabile il laureando.
Le ambulanze ripassarono subito sul luogo del misfatto perché, via radio, avevano ricevuto comunicazione dall'ospedale Maggiore del tutto esaurito (già in prevendita); via verso il Sant'Orsola, mentre i giapponesi agonizzavano sempre più.
"Gli iracheni come gli iraniani, gli iracondi come gli iracheni" sproloquiava il laureando, stavolta sapendo cos'era lo sproloquio.
Risfrecciarono le ambulanze, Sant'Orsola solo posto in piedi.. via verso il Malpighi; a ottantacinque dei centoquarantasette giapponesi era già venuto il mal d'auto oltre che l'intossicazione.
"I kazaki come gli uzbeki, i tagiki come il sufflaki", il laureando cominciava a perder colpi.
Di nuovo le sirene.. Malpighi? Solo se sei in lista entri! Via verso il Bellaria. Venticinque giapponesi avevano già fatto harakiri spontaneamente, impiccandosi in ambulanza con il tubo della flebo.
"I neozelandesi come gli australiani, i samoani come gli australopitechi", pieno delirio del laureando.
Chiaramente ripassarono le ambulanze, al Bellaria le attrezzature per la lavanda gastrica erano occupate nel lavaggio dei piatti, niente da fare!
Il console, aggiornato dell'evolversi della situazione, sbraitava sempre più; si era ormai stretto la cintura del kimono e dimenava nell'aria le mani, come sciabole impazzite.
I primari delle maggiori case di cura private bolognesi si erano già ritrovati in una villa sui colli e si stavano giocando a bridge, il diritto di accogliere i giapponesi per una mega lavanda gastrica che si preannunciava storica e che poteva risolvere i problemi di bilancio, anche dello stato italiano.
La partita, secca, era agli sgoccioli, vista l'urgenza della situazione.
"Gli indiani come i pakistani, i nepalesi come… aiutoooo !!"
Una delle ambulanze, prima di recarsi alla casa di cura vincitrice, villa Ladrona (nome bizzarro) caricò al volo il laureando, l'avrebbero scaricato poi al Roncati che avrebbe riaperto i battenti apposta per curarlo.
Sul luogo del delitto, la tensione si tagliava con il coltello, anche dalla parte del manico.
Il futuro dei giapponesi era incerto e tutti i presenti si stavano ponendo diverse domande: una lavanda gastrica li avrebbe salvati dall'avvelenamento? Ce l'avevano con loro il modulo centouno? Lo yen, sebbene moneta forte, sarebbe bastato per pagare la mega lavanda gastrica di una casa di cura privata bolognese? I rapporti diplomatici Italia-Giappone erano a rischio? Il mio walkman si ripara o ne devo comprare uno nuovo? Nakata sarebbe rimasto a Parma?
Il tenente Piccione cominciò le indagini interrogando la cuoca del ristorante "Non solo ragù", la Zdora Ermenegilda, uno degli ultimi esemplari viventi di signora bolognese doc, in grado di parlare solamente il dialetto puro di via Indipendenza.
Piccione si fece aiutare da un traduttore estemporaneo, cioè il cinico vecchietto col cappello che, fino al terzo bicchiere di frizzantino, un po' di italiano lo parlava.
"Signora Ermenegilda, cosa ha messo nel ripieno dei tortellini?"
"Aio mes al stas ingrediaint chi met da ssant an, caraggna d'un esan.."
Piccione si rivolse esterrefatto al vecchietto: "Che cosa dice la signora?"
"Afferma che ha messo gli stessi ingredienti che mette da sessant'anni a questa parte, da quando cucina in maniera professionale, dopo che è uscita a pieni voti dall'istituto turistico di Castel San Pietro".
"Ha detto tutte queste cose? Sintetico il dialetto bolognese, anzi, stenografico. E quelle ultime due o tre parole che ha detto? Garaggna dun e qualcos'altro? Cosa significano? Come mai mentre le pronunciava digrignava i denti?".
"Aio la dintira, ignuraint!" a sorpresa esclamò la cuoca.
"Ma allora capisce l'italiano o l'italoamericano, cosa ha detto?" chiese Piccione al vecchietto.
"Afferma che ha un tic strano che ogni tanto le fa digrignare i denti e le trasforma il labbro in leporino, tic di natura professionale, causato dai vapori di cotechino e lenticchie respirati durante la preparazione dei pranzi natalizi".
"Mi dispiace.. in ogni caso, signora, i tortellini che sono stati somministrati ai giapponesi, quando li avete preparati? E dove li avete conservati?".
"Li ho preparè la sira premma e li ho mes nel congeladaur, me ai mi cliaint dag saimpar dla roba frasca, sa painset te, caraggna d'un imbezell !!"
"Di nuovo il digrigno! Ma lei signora si deve curare, non è bello da vedere, fra l'altro quando digrigna sputa anche.. In ogni caso cos'ha detto adesso interprete?"
"Dice che i tortellini li ha preparati la sera prima e li ha messi subito nel congelatore, senza spezzare la catena del freddo, evitando così la perdita della qualità organolettica del cibo" rispose prontamente il vecchietto.
"Bene, giusto, brava la signora, senta interprete, ma lei parla sempre così forbito?"
"Quando il frizzantino è buono sì" rispose sicuro il vecchietto, stranamente astemio quella sera.
"Giusto, in vino veritas, anche se non c'entra molto forse.. comunque la signora cuoca mi sembra a posto, direi che i miei sospetti iniziali erano sbagliati, accidenti, il caso si complica.."
"Posso andare tenente?" chiese il vecchietto "ho la finale del biathlon al bar, boccette più sbarazzino.."
"vada pure, grazie. Anche lei signora, può tornare ai fornelli."
"At salut, quaglian!"
"Le porge distinti saluti e le fa in bocca al lupo per le indagini" si affrettò a dire il vecchietto.
Piccione ricevette una chiamata sul cellulare da parte della scientifica, che aveva già analizzato il campione di tortellino prelevato sul luogo del misfatto: erano state trovate tracce particolari, degli appunti di una lezione d'ingegneria nucleare applicata.
Era un vero indizio? Era un depistaggio? Era una casualità?
Piccione decise di indagare su questo fatto, visto poi che era l'unico indizio in possesso.
Si recò alla facoltà d'ingegneria e già all'entrata rimase estremamente colpito da un fatto: l'aspetto fisico degli ingegneri, vale a dire tutti bassi, semi pelati, con gli occhiali, la barba incolta ed ancora in lotta contro l'acne giovanile.
Era un caso bizzarro? Era la pratica abusiva della clonazione che li rendeva così simili? Forse il corso di studi estremamente difficile li debilitava fisicamente?
Nel dubbio, tra sé e sé, si ripromise di non iscrivere suo figlio ad ingegneria.
Piccione incontrò in un corridoio un laureando ingegnere di quarantadue anni, leggermente fuori corso.
"Mi scusi, sono il tenente Piccione della omicidi o quasi, riconosce questi appunti d'ingegneria? Conosce qualcuno con questa calligrafia?"
"Eccoli! Dove li avevo messi?"
"Sono suoi?"
"Sì, li stavo cercando disperatamente. L'altra sera stavo lavorando al ristorante, stavo lavando i piatti ed avevo appoggiato gli appunti sulla lavastoviglie, per ripassare, mentre col burazzo asciugavo le posate, poi sono andato in bagno e dopo non li ho trovati più, dove li avete trovati tenente?".
"Sono stati trovati dentro ai tortellini preparati al ristorante, stia più attento la prossima volta, va bene che è importante la cultura, ma a tutto c'è un limite!"
"Starò più attento, mi scusi tenente".
Il curioso ritrovamento era dunque una pura casualità, ma questo non rendeva molto felice il tenente Piccione, l'unica potenziale prova in realtà non lo era.
In quell'istante squillò nuovamente il cellulare, la scientifica aveva trovato anche un panetto di fumo, precisamente marjuana, chiuso ermeticamente nell'alluminio alimentare, con una scritta, made in Piazza Verdi.
"Piazza Verdi, me lo aspettavo, lo sapevo che questo caso passava per quel posto. Come stanno i giapponesi?" chiese Piccione al collega della scientifica.
"Meglio, anche se la prognosi ancora non è stata sciolta, in compenso di sciolto c'è qualcos'altro" rise fragorosamente il dottore della scientifica.
"Tenente" aggiunse il dottore "sa che in Giappone hanno già organizzato TRENTA ORE PER LA LAVANDA, una trasmissione per la raccolta di fondi, condotta da una soubrette locale, tale Lorella Cuccasan, per coprire i costi delle cure, come sono efficienti questi giapponesi".
"Grazie" disse Piccione, riattaccando velocemente il cellulare e dirigendosi a gambe levate, perciò con una corsa stentorea, verso Piazza Verdi.
Prima di arrivare alla piazza, Piccione inserì il portafoglio nella tasca interna della mutande, tasca cucita anni prima dalla madre prima della partenza del figlio per il servizio militare.
Piccione sentiva che la soluzione del caso era vicina, bastava trovare lo spacciatore giusto! Oppure li avrebbe incolpati tutti, per non creare inutili gelosie tra loro.
Ma a sorpresa, arrivato in Piazza Verdi, constatò la completa assenza di spacciatori, dove potevano essere andati?
Si avvicinò alla camionetta della polizia di turno quella sera.
"Ragazzi, sono il tenente Piccione della squadra omicidi e simili, scusate, dove sono finiti i tunisini, algerini e quant'altro?"
"Tenente, sgominati!! O per meglio dire scomparsi!! Alcuni hanno cambiato vita e li può trovare al teatro Comunale, stasera c'è la prima della "Turandot". Altri adesso lavorano, grazie alle ottomila agenzia di lavoro interinale di Bologna. Una piccolissima parte è alla Dozza, sa, le mele marce ci sono sempre. Altri sono evasi dalla Dozza, hanno attraversato la strada e si sono arruolati nei pompieri, perché col fumo avevan dimestichezza. Comunque qua non si vedono più spacciatori da tempo, non saprei.."
"Chi potrebbe allora spacciare panetti di marjuana di Piazza Verdi?"
"Non lo so tenente, ci sono anche tanti ragazzi giovani, studenti, ragazzi coi cani, ragazze con intere gioiellerie attaccate alla faccia ed al corpo, ragazzi con i capelli arancioni, una fauna variegata insomma, poi, tenente, per uso personale è tollerata la marjuana".
"Certo, ma chi potrebbe avere attentato alla vita di centoquarantasette giapponesi, inserendo un panetto di marjuana in una pirofila di tortellini?".
"Mah, forse uno che ne aveva tanta! Tenente, provi a sentire nei pub irlandesi o scozzesi o nostrani, forse nota qualche individuo sospetto".
Piccione ringraziò gli agenti e scandagliò tutta Via Zamboni e dintorni, purtroppo senza riuscire a trovare uno spacciatore e senza notare individui sospetti (fatto molto strano, ma il 20 agosto Bologna era ancora semivuota).
Telefonò allora al suo informatore, Hugy Bear, lo stesso di Starsky e Hutch, che era caduto in disgrazia e dormiva a volte sotto i portici ed a volte sotto la torre degli Asinelli; neanche Bear gli fu tanto utile, anzi, escluse categoricamente che in commercio ci potessero ancora essere panetti di marjuana, doveva trattarsi di un reperto storico, risalente al periodo pre-guazzalochiano; i giovani d'oggi si drogavano con della carne, sempre d'ispirazione guazzalochiana, però alterata dal movimento sofisticatore bolognese.
Il cellulare squillò nuovamente.
"Tenente Piccione, sono il dottor Carloalbertogianprimopiersilvio Cipollini Visconti, primario della clinica villa Ladrona".
"Salve dottore, mi dica".
"Ho controllato sul conto corrente on line, è già arrivato il bonifico dal Giappone, abbiamo iniziato il ciclo di lavande gastriche evacuative. I pazienti sono in netto miglioramento".
"Bene dottore, ma, chiarisca il mio dubbio, cosa ha causato l'avvelenamento dei giapponesi? E' possibile che possa esser stato causato da alluminio alimentare o marjuana?".
"No tenente, da escludersi. Anzi, un tocco di marjuana mista ad alluminio alimentare dà al tortellino un tocco particolare e lo rende una ricetta paneuropea, moderna. Poi la marjuana causa la cosiddetta fame chimica e molti ristoranti la aggiungono spontaneamente, così i clienti mangiano ancora, è un po' come il vecchio trucco di dare roba salata così si beve di più".
La diagnosi del dottore fece rimanere di stucco il tenente Piccione, le indagini erano di nuovo in alto mare, anzi, in alto Reno.
Piccione abbandonò Piazza Verdi e tornò al commissariato, per strigliare i colleghi della scientifica.
"Non è possibile, vi deve essere sfuggito qualcosa nell'analisi del tortellino, riesumatelo! Rianalizzatelo!!".
"Tenente, finita l'analisi l'abbiamo buttato via".
"Andate alla clinica, squoiate una pancia di un giapponese e recuperatene un altro! Ci deve essere qualcosa che ha causato l'avvelenamento dei giapponesi. Son state prese le impronte nella
cucina del ristorante?".
"Mi hanno portato proprio ora i risultati, tenente" disse il vicecommissario Sgabanazzi "Nella cucina, oltre alle impronte della cuoca e del laureando, ci sono impronte di un'altra persona, che però non risulta tra le persone schedate nel nostro archivio".
"Un insospettabile, interessante.. Dobbiamo cercare tra gli insospettabili. Ma chi mai può aver attentato alla vita di una comitiva di giapponesi? Forse qualcuno che ce l'ha con i giapponesi.."
"Una ditta americana produttrice d'apparecchi elettronici!".
"Le avversarie del Giappone ai mondiali!".
Nel commissariato il toto killer stava impazzando.
"Una geisha mandata in pensione forzatamente!".
"Qualcuno che ha mangiato del sushi scadente!".
"Qualcuno che ha bevuto del sake' scadente!".
"Qualcuno che ha mangiato sushi e bevuto sake' scadenti ed è stato sul cesso due giorni!".
"Basta!!" urlò Piccione "stiamo scadendo nel ridicolo!!".
"Vede tenente che ci sono cose scadute!!".
"Allora?? Vogliamo essere seri? Dobbiamo risolvere il caso, ne va dell'immagine di Bologna. Stiamo correndo grossi rischi e ci possono essere grandi contraccolpi: le università potrebbero svuotarsi, i pub pure, la gente potrebbe andare a vivere sempre più in periferia, le strade potrebbero svuotarsi, dopo a chi faranno le multe i nostri colleghi vigili urbani?".
"Tenente, forse non è stato qualcuno che ce l'ha con i giapponesi, ma qualcuno che vuole mettere in cattiva luce Bologna…".
"Potrebbe essere.. Bravo Sgabanazzi, arguta osservazione. Chi potrebbe volere il male di Bologna?".
"La lega basket e Franco Lauro!".
"Le altre università italiane!".
"Il Chievo, il Milan e la Lazio!".
"I ristoranti italiani!".
"Ci risiamo?? Un po' di serietà colleghi, dobbiamo cercare qualche indizio su cui indagare".
"Tenente, tenente, è appena arrivata una chiamata dal ristorante "La Brazolerì", un gruppo di studenti olandesi a Bologna per l'Erasmus si è sentito male dopo aver mangiato un piatto di tagliatelle".
"Accidenti, siamo di fronte ad un serial killer alimentare!! Sgabanazzi, andiamo sul posto!".
Piccione e il collega salirono in fretta e furia (furto di cavallo al console) sulla volante ed iniziarono una folle corsa sui viali di Bologna; fu necessario rispolverare le passate lezioni di guida rallistica per evitare due lucciole e quattro macchine di potenziali clienti.
Nello stile di guida Piccioneci mise anche un po' di conoscenza sciistica dello slalom speciale e, come se fosse una doppia porta, evitò una nonnina e il suo cane, che stavano attraversando sulle strisce pedonali.
Inforcò quasi sulla linea del traguardo, facendo pelo e contropelo ad un vecchio col cappello, che assomigliava tanto all'interprete bolognese, dopo otto o nove frizzantini…
Mentre parcheggiavano l'auto davanti al ristorante, squillò il cellulare di Piccione.
"Tenente, sono Boni della scientifica. Aveva ragione lei, ci era sfuggito un particolare…"
"Cosa Boni?"
"Nel tortellino killer dei giapponesi, abbiamo trovato un pezzo di un volantino, confuso nel ripieno".
"Un volantino? Che tipo di volantino? Cosa c'è scritto?"
"Tenente, so solo che era di colore rosso e si intravede una lettera, la B. Purtroppo, mentre ero distratto, è arrivato quel cagnazzo ex star televisiva in pensione che ci hanno mandato dall'america, Tequila, che si è mangiato tortellino e volantino!".
"Accidenti Boni, quand'è che ci disfiamo di quell'ammasso di pulci? Portiamolo ai nostri colleghi vigili urbani, può servirgli per fare più multe".
Era un vero indizio? Era un depistaggio? Era una casualità?
Piccione si tormentava al pensiero del significato di quel volantino rosso.
"Tenente" disse Sgabanazzi "e se si trattasse del Bologna socmel forum?"
"Ma non so Sgabanazzi, oramai sono anni che sono tranquilli e buoni, sapevo che stavano per sciogliersi perché il capogruppo voleva fare la carriera solista".
"Tenente, ma cantavano?"
"Non lo so, forse sotto torchio sì!"
Entrati nel ristorante, cominciarono ad interrogare i presenti.
L'unico studente olandese salvatosi non era interrogabile, non aveva mangiato le tagliatelle ma si era fumato talmente tanta erba da sentirsi una capra nana maremmana.
Le ambulanze avevano già caricato gli olandesi intossicati, ma attendevano comunicazione via radio; gli ospedali della città erano tutti pieni e il primo posto letto sarebbe stato disponibile cinque mesi dopo. Alla sala Bingo di Rastignano, i primari delle maggiori cliniche private, riunitisi in men che non si dica, si stavano sfidando a colpi di cartella, per assicurarsi la lavanda gastrica.
Un elemento balzò all'occhio del tenente Piccione: un volantino rosso, con la scritta BCVFU, era rimasto al centro di uno dei piatti, nascosto tra i resti delle tagliatelle; e probabilmente, era un volantino uguale a quello rinvenuto dalla scientifica nei tortellini.
BCVFU, cosa poteva voler dire?
"Bologna cerca vittorie forzatamente uniche?" disse Sgabanazzi "Bologna contro verità facilmente ultime? Bologna cambia velocemente…"
"Sgabanazzi, hai dato un tiro alla sigaretta dell'olandese? Serietà, andiamo, c'è un significato nascosto, portiamo il volantino in centrale, lo faremo analizzare dal ns. esperto di rebus e anagrammi, il buon Mazzanti, sono sicuro che la sua mente contorta saprà trovare il significato".
Intanto le ambulanze erano partite per villa Ladrona, vincitrice anche della seconda manche del concorso a premi "Rapina, legalmente, gli stranieri che vengono a Bologna".
L'ispettore Mazzanti era stato sopravalutato.
"Tenente, mi scusi, ma non so cosa possa voler dire questa scritta, BCVFU" disse sconsolato il buon Mazzanti.
"Mazzanti, forza, sei o non sei stato campione di Passaparola? La settimana enigmistica non ha pubblicato qualcosa di tuo?"
"Sì, tenente, ma era una barzelletta, di quelle che pagavano diecimila lire, sa, stavo attraversando un periodo difficile economicamente parlando".
"Accidenti, eppure sono convinto che questa scritta ha un significato, questa scritta nasconde la soluzione del caso".
Piccione stette a rimuginare sulla sua scrivania per decine di minuti, anzi ore e ore, erano ormai le tre di notte e la centrale si era svuotata. Ma suonò il cellulare.
"Aaaaahhhh" una voce camuffata, dall'altra parte della cornetta, bofonchiò qualcosa che assomigliava ad una delle emissioni di piacere che Lilly T'Abbraccio fa nei suoi cult-movie.
"Pronto, chi è? Masetti, sei tu?" disse Piccione, pensando ad uno scherzo dei suoi amici del bar.
"Tenente, sono anonimo, questa è una telefonata anonima!"
"Ma va! Pensavo che mi potevi dire il tuo nome anonimo, ma visto che è una telefonata anonima, fa lo stesso. Masetti, non rompere le scatole!"
"Tenente, io so cosa significa BCVFU! Scommetto che lo vuole sapere.. Io adesso le dirò cosa significano B e V, B come brigata e V come volontari!"
"Una brigata di volontari, interessante, pensavo che le brigate fossero composte da involontari; Masetti, pezzo di imbecille, sei tu? Dai che sono le tre di mattina!".
"Mi deve credere tenente, vada domattina al Parco Nord, alle undici, troverà la soluzione, capirà cosa vogliono dire le altre tre lettere!" clic, anonimo aveva riattaccato.
Piccione era indeciso, non sapeva se credere a quella telefonata anonima; quella voce, che assomigliava a Masetti, poteva essere quella di una persona che sapeva qualcosa sul fatto (Masetti era poi ancora in ferie in Thailandia con gli amici del bar).
Per tutta la notte non riuscì a chiudere occhio e si voltò e rivoltò nel letto, come se avesse mangiato lui i tortellini e le tagliatelle sofisticati.

 

 

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