LE
NUOVE MIRABOLANTI AVVENTURE DI SIGFRIDO CASTROVALVA
In
questo piccolo capolavoro della tipologia "Conseptalbum"
vengono narrate le nuove mirabolanti gesta di Sigfrido Castrovalva,
eroe contemporaneo della Bologna bene.
Più spazio a basso e batteria, più spazio alla melodia,
ma chitarre sempre presenti e voce che arriva dove non è arrivata
mai.
Testi incentrati su rapporti (dis)umani sempre più complicati
ma pur sempre degni di essere vissuti nella loro totalità e a
volte nella loro pochezza.
IL
RACCONTO
Sigfrido Castrovalva è davanti al suo obsoleto computer in una
Bologna 2000 capitale europea della cultura
circondato da mendicanti evoluti ed organizzati, da affitti carissimi
e dal caro vita che il paesone impone.
Sigfrido quindi è spaesato, non capisce cosa sta accadendo poichè
viene da un letargo, un lungo sonno di 30 anni, ma ora, finalmente questo
sonno è finito e Sigfrido vuole semplicemente vivere...
non potrà (e non vorrà) dormire più, vuole semplicemente
recuperare il tempo perso e compie azioni scomposte per tutto l'arco
della giornata inducendo il neuropsichiatra Vittorino Andreoli a studiare
con perplessità il suo caso.
Nel suo percorso di ricerca interiore Sigfrido prova a trovare un pò
di sollievo nello yoga mediante esercizi respiratori,
ma ciò gli procurerà solo un effimero benessere che lo
porterà a vagare in stato confusionale nell'area di servizio
Cantagallo.
In questo luogo incantato Sigfrido prenderà consapevolezza del
proprio temperamento solare e si scoprirà banale essere umano
unico ed irripetibile, ma soprattutto solo.
Per alleviare questo lacerante senso di vuoto Sigfrido acquisterà
un cucciolo di coccodrillo che gli farà compagnia per alcuni
mesi (pet therapy) ma i caimani crescono e le
mamme imbiancano, indi per cui l'alligatore ormai cresciuto finirà
nello scarico del cesso.
Sigfrido si ritrova di nuovo solo, ma un pò più forte
e cnsapevole.
Per alcuni anni si chiude in casa a guardare la televisione trasformandosi
in un enorme acaro videodipendente divenendo
un tuttuno con il divano del suo soggiorno Ikea; in questo periodo sa
tutto di tutti i personaggi televisivi, ma con il passare del tempo
si rende conto che si sta annullando giorno dopo giorno e che sta solo
osservando passivamente le vite reamente vissute dai finti eroi dello
schermo.
Fortunatamente se ne accorge in tempo e si ribella trasferendosi a Granarolo
dell'Emilia dove vivrà solo per pochi mesi.
La solitudine di questa Milk-Uolley isola sempre di più Sigfrido
dalla sua dotta città natia e cresce in lui un sentimento di
nostalgia che lo porta a recarsi frequentemente nel Centro
commerciale Pianeta; queste continue trasferte fanno crescere in
lui una forte misoginia associata a misantropia e ad un acuto disprezzo
nei confronti del genere umano.
Dopo l'esperienza Granarolese, il ritorno a Bologna non è dei
più facili.
Sigfrido si ammala di un misterioso male alla
prostata di natura psicosomatica che verrà curato grazie
a frequenti rettoscopie.
La vita si fa sempre più dura e complicata; i pochi solidi legami
che Sigfrido teneva stentatamente in piedi vacillano di giorno in giorno,
costringendolo a rompere con tutti ed a cominciare a riflettere
su di sè in termini costruttivi.
Sul ponte di via Libia assiste ad un tentativo di suicidio, ma decide
di non intervenire e non prova alcun rimorso.
Sigfrido ormai ha tutto chiaro, non può perennemente fuggire
da se stesso e dagli altri, non può continuare a difendersi continuamente
dal mondo che lo circonda, ormai deve decidersi ad affrontare la realtà,
magari cambiando aria per cominciare a costruire qualcosa che lasci
una traccia del suo effimero passaggio su questa terra.
Non importa cosa, importa solo che esca da questo loop di inconcludenza
cronica.
Siamo sicuri che ce la farà, è troppo determinato oramai.
In un'uggiosa mattina di autunno Sigfrido ha preso la sua macchina ed
è fuggito da Bologna senza lasciare detto nulla a nessuno.
É partito prestissimo, direzione: Castrovalva.
In strada c'era solo lui ed una nebbia che si tagliava
con il coltello, visibilità zero.
Verso le 7 di mattina è sceso dall'auto e si è messo a
guardare il mare per ore ed ore.
Era felice.