VACANZE NELLU SALENTU

FaturCRISTIANO
Ci racconta la sua esperienza estiva nella terra delle Papa Ricky.
Un'estate veramente pesa descritta nei minimi particolari da un uomo che non teme nessuno.

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ARCHEOLOGIA MARAGLIA
Il vostro secondo Gandusio-Pilastro-Barca-ViaTorino.In quanto disciplina storica scientifica la Maragliologia, o Archeologia Maraglia, si trova attualmente in una condizione e di privilegio e di svantaggio. Di privilegio poiché può fare affidamento su di un gran numero di fonti epigrafiche, fotografiche e soprattutto oneodottiche, e di svantaggio poiché, a causa della sua giovanissima età, le fonti non sono ancora state radunate in corpus razionali che rendono agevole la comprensione dell'interessantissima facies culturale dei maragli.
Non mancano pregevoli tentativi di catalogazione e commento che, sostanzialmente, si riferiscono agli interessanti lavori sulla tradizione orale maraglia ad opera del D'Agata, dello Spirogi per ciò che concerne le interazioni tra maragli e forme della socialità, l'inimmortale opera del Branchi sulle popolazioni maraglie della cultura del Gandusio e gli approfonditi studi dello Steno. Innanzitutto urge una definizione scientifica di Maraglio che ne sintetizzi le peculiarità principali anche se, fin da ora, va detto che tale definizione dovrà venire messa in discussione dai, mi auguro copiosi futuri, ritrovamenti e che in ogni caso non dovrà essere interpretata in senso restrittivo. D'altronde come si può ridurre il divenire umano ad una semplice definizione? Premesso ciò, definiamo la cultura maraglia: Essa è una manifestazione culturale sorta e decaduta tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '90 del ventesimo secolo d.C. ad opera di popolazioni Italico meridionali fusesi alla facies Bolognese indigeno-stanziale.
Essa è caratterizzata dalla forte coesione di gruppo basata generalmente sul reciproco aiuto e legata da vincoli tribali che si esplicano nella difesa del quartiere, della via d'origine e nell'ostentazione del potere personale del gruppo nei confronti degli indigeni bolognesi e delle aggregazioni urbane di medesima cultura. L'esempio proposto dal Branchi che vuole stabilire un parallelismo tra Poleis Greche e divisioni territoriali maraglie (Pilastro, Gandusio, Via Torino etc...) è certo stimolante e rende bene l'idea della dimensione militare-territoriale della cultura maraglia ma è, a mio avviso, fuorviante giacché i maragli, non sono mossi dalle dinamiche che muovono i grandi organismi cittadini quali il lucro e la presenza di leggi scritte, bensì, sono animati da ideologie più avvicinabili alle popolazioni Germaniche che gettarono scompiglio nell'impero Romano.
A prova di ciò, stanno la modalità d'elezione di un capo basato più sul carisma che non sul diritto o sulla capacità economica, la sostanziale assenza di ceti sociali all'interno della comunità, l'importanza della dimostrazione di forza nei confronti degli indigeni civilizzati, la pratica della razzia ai danni di negozi, paghette di bambini e motorini, volta però non a creare accumulo economico e quindi un surplus riutilizzabile, in favore della comunità, bensì soltanto intesa al soddisfacimento momentaneo e soprattutto (e ciò è la peculiarità dei maragli) come affermazione di potenza. Benché esistano parecchie differenze tra le varie tribù maraglie, nondimeno tutte siano mosse dalle stesse dinamiche interne che, apparentemente le farebbero risultare come enclave impermeabili all'interno della più generale società bolognese definita post-Zangheriana, a sorpresa, le commistioni tra le due facies sono evidenti e parallele tanto che il maraglio si trova, economicamente ad aderire alla società indigena come prestatore di manodopera (anche se ciò non è un fenomeno generalizzato) ed ideologicamente a contrapporvisi privilegiando i vincoli tribali di quartiere rispetto alle regole indigene le quali, estendendosi il gruppo non a decine di persone ma a decine di migliaia d'individui, tende alla specializzazione sociale (carabiniere, operaio, okkupante, impiegato) ed all'annientamento dei valori tribali non più attuabili in contesti così complessi e, soprattutto, così soggiogati alla meccanica produttiva.
Le commistioni costruttive tra maraglio e società Post-Zangheriana non si limitano solo alla produzione economica, ma giungono anche alla condivisione di valori estetico culturali comuni quali musica, abbigliamento e frequentazione sociale (anche se in ciò i maragli tendono ad una distinzione rispetto alle popolazioni indigene) mutando modelli comminentemente condivisi (dischi di Vasco Rossi, cinture del charro ad esempio) in componenti peculiari della loro cultura. In altre parole tali gruppi tribali rielaborano determinati modelli (ingegnere di matrice estetica) facendoli propri. Così i maragli si trovano ad ascoltare Vasco Rossi e Bob Marley non tanto per questioni musicali, bensì per la carica ribelle e sovversiva del primo e per l'uso di droghe leggere del secondo interpretando quest'ultima come mezzo di contrapposizione culturale nei confronti della società anni '80 che, vittima del diffondersi dell'epidemia della droga, vedeva in tutte le forme di essa il nemico e, come tale, i maragli lo accoglievano con impreviste ripercussioni che saranno una delle concause della sparizione della loro facies. Legato alla musica è anche il vestiario che risultava una sorta di mediazione tra la "sfattezza" rossiana marleyana o fricchettona in genere e la costosa inappuntabilità paninara dominante negli anni '80 del ventesimo secolo con alcune differenze peculiari. Il maraglio, proprio per la sua scarsità di mezzi economici derivatagli dalla sua estrazione tribale ricorre, generalmente ai cosiddetti capi di vestiario "taroccati", cioè recanti firme famose ma poco costosi poiché di fattura non ufficiale.. Nell'abbronzarsi (lusso tipico dei giovani paninari post-Zangheriani) ricorre alla crema abbronzante e non alle costose lampade, e negli accessori cerca di conciliare l'impatto economico estetico (le già citate "grandi firme") alla valenza militare che lo caratterizza. Così abbiamo il proliferare di acquisti presso i maragli dei Camperos e dei Vaccheros, i tipici stivali di dura punta quadrata che conferivano un tono di potenza a chi li indossava (efficacissimi in ambito di battaglia campale) e del cinturone del Charro dalla larga ed ovale fibbia metallica, che costituiva una delle principali arme di offesa dei maragli verso la seconda metà degli anni '80, poi sostituita dal ben più efficace cinturone con le borchie sporgenti, preso in prestito dalla popolazione metallara. Come si noterà, l'argomento è vasto e qui si è cercato solo di darne un quadro generale introduttivo, nei prossimi numeri vedremo di approfondire la storia e le divisioni territoriali delle tribù maraglie con particolare attenzione alle culture Pilastrine e Gandusine.
Fino allora vi porgo i miei più cordiali ringraziamenti per l'attenta e, spero, interessata lettura, ed ovviamente BARKA SUKA.

Alessandro Cavazza

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