I
RACCONTI DI VAN BASTEN
LA
STORIA DI EPLO, MONTO, PLOSSO, CUSMIRO E OLPRO E IL LORO CAVALLOSAURO
Erano
scesi in cinque da quella sella di cuoio.
Sotto c'era Cavallosauro che sprigionava saliva e sudore e gli occhi
arrossati dalla lunga fatica.
Il Canyon nel quale si erano infilati era lungo e stretto e rocce
taglienti affioravano in grande quantità. Nel silenzio si muovevano,
nel buio si scambiavano qualche occhiata d'intesa mentre sistemavano
le coperte e preparavano il bivacco per scaldare i fagioli e quel
poco di carne secca che rimaneva.
L'odore polveroso e secco del Canyon Lolluparo era inconfondibile.
Bisognava bere parecchio whisky per deglutire meglio, come spesso
ripeteva Cusmiro.
Non per niente era spesso alticcio.
Riusciva a mantenere, in questo era bravissimo, un sano equlibrio
di brillantezza e di ispirazione razionando di tanto un goccetto
che potesse mantenere il sangue pulito e la mente libera dai pensieri
cupi.
Eplo si asciugò i baffi dopo un ulteriore cicchetto, rivolse lo
sguardo verso Monto e pisciò una risata che mostrava occhi stretti,
zampate di gallina sugli zigomi e denti ben distanti.
L'eco del ridere si propagava "ma che cazzo hai da ri..." e la voce
balzellante rimbalzava da un "ma si può sapere..." punto all'altro
delle pareti "O che ci racconti cosa..." creando un suono che si
ripeteva all'infinito e sempre più denso "Basta, non voglio neppure
sapere quello che..." e se si può dire che un loop sia difficilissimo
da fermare, provate voi a bloccare un suono che si propaga per centinaia
di chilometri rimbalzando di parete in parete e trasformandosi in
allungamenti, ingrossamenti, profondità e lunghezze diverse.
Plosso e Cusmiro caddero quasi immediatamente in uno stato di catalessi
ipnotico che gli impedì qualsiasi movimento.
Eplo tentò disperatamente di tapparsi le orecchie, ma il rimbombo
penetrava la pelle e gli occhi e quando sembrava stesse per penetrare
nel petto, era costretto a mettere la mano, lasciando scoperto un
orecchio nel quale si infilzò la più subdola delle risate che aveva
subito una mutazione a toni altissimi, pericolosissima.
Iniziò allora ad emettere un suono pure lui, per scaricare in qualche
maniera quello che entrava.
Era qualcosa di simile all'OM ed il ringhio di un Chihuahua impiastricciati.
Fu a questo punto che Cavallosauro, immenso e fermo, posto fra l'eco
e la nuova nenia, emise una scorreggia così potente e lunga che
dimagrì trenta chili.
Monto alzò le braccia in segno di resa, e diciamoci la verità, si
cagò addosso.
Olpro, in uno sforzo che ricordava Ulisse alle prese con le sirene,
si contrasse in uno spasmo violentissimo per resistere all'eco alla
cantilena canina alla scorreggia e alla puzza di merda ed emise
un potentissimo raggio di buio che oscurò tutta la scena.
Anonimo
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